Congresso annuale della sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria (PSIVE)
La Legge 180 ha costituito un decisivo avanzamento verso il riconoscimento dell’integrazione nella comunità delle persone con problemi di salute mentale, riconsegnando loro diritti di cittadinanza troppo a lungo negati, all’interno di una cornice assistenziale più umana ed efficace. Nello spirito della Legge, alle persone con problemi di salute mentale devono essere assicurati i diritti di tutti gli altri membri della comunità, anche indipendentemente dalla concreta possibilità di esercitarli. La particolare vulnerabilità di queste persone richiede, anzi, che sia rafforzato per essi il riconoscimento di tali diritti, che devono essere concretamente difesi e promossi anche attraverso l’adempimento di precisi doveri da parte di chi detiene la titolarità della cura.
La Legge di riforma ha portato ad una radicale modificazione del paradigma culturale del rapporto medico-paziente, con il progressivo superamento del tradizionale modello basato esclusivamente sul principio di beneficialità, per approdare (con non poche resistenze) a quello fondato prevalentemente sul principio di autonomia, che rivendica a sua volta il primato dell’autodeterminazione della persona. Questo rovesciamento di paradigma pone gli operatori della salute mentale di fronte a questioni di natura etica spesso di non facile soluzione (anche a fronte di disposizioni normative apparentemente precise), soprattutto in tema di consenso al trattamento e coazione della cura.
La pianificazione organizzativa di un sistema assistenziale più umano ed efficace, d’altro canto, non è questione meramente tecnica, ma gravida di scelte di valore che hanno significative implicazioni etiche, perché impattano sulla vita delle persone e sul modo con cui possono concretamente esercitare il proprio fondamentale diritto alla cura. Tali questioni organizzative chiamano direttamente in causa il problema dei finanziamenti, che in salute mentale rappresenta una questione particolarmente delicata, specie in quest’ultimo periodo di razionamento delle risorse e tagli spesso ingiustificati.
Anche il trattamento psicofarmacologico pone aspetti etici che necessitano di riflessione. La decisione dello psichiatra su quando e a chi prescrivere un determinato farmaco è generalmente basata sul bilancio rischi-benefici; ma tale decisione può di rado fondarsi su criteri scientifici netti e inequivocabili. I trattamenti psicofarmacologici, a fronte di un’efficacia RAZIONALE non sempre soddisfacente, manifestano spesso effetti collaterali invalidanti e presentano talvolta problemi di tossicità. D’altra parte, il timore dei pazienti di essere danneggiati, di assuefarsi e di perdere il controllo, alimentato dalla consapevolezza dei rischi legati all’uso degli psicofarmaci maturata dalla consultazione di libri e articoli (soprattutto sul web), rende lo scenario ancora più complesso.
La Legge 180 ha determinato anche un completo sovvertimento dell’etica del lavoro in psichiatria: laddove le consolidate prassi operative dell’istituzione asilare ponevano l’agire dei professionisti all’interno di un contesto rigido e sprofessionalizzante ma al contempo lineare e rassicurante, la nuova logica assistenziale ha improvvisamente aperto nuovi scenari di senso al lavoro del singolo professionista, ponendolo tuttavia di fronte ad inedite questioni di responsabilità. E tali questioni hanno finito fatalmente per interrogarlo sulla propria identità professionale, soprattutto in quest’epoca di profonde e rapide trasformazioni sociali e culturali.
Per tutte queste ragioni riteniamo che sviluppare una sensibilità etica sia questione fondamentale in salute mentale, affinchè i professionisiti siano sempre consapevoli della portata etica delle proprie scelte ed azioni e riescano a gestire in maniera eticamente fondata le problematiche con cui si confrontano nell’agire quotidiano. Riprendendo un percorso mirato ad approfondire le problematiche etiche in salute mentale che i DSM veneti avevano già avviato a partire dal 1999, questo Congresso ha l’obiettivo di discutere le declinazioni operative di aspetti eticamente sensibili dell’agire psichiatrico, ponendo specifica attenzione sulle quattro aree tematiche delineate sopra: 1) trattamenti senza consenso; 2) uso dei trattamenti psicofarmacologici; 3) allocazione delle risorse; 4) identità, responsabilità e consapevolezza degli operatori. Il Congresso si articolerà in quattro sessioni all’interno di ciascuna delle quali i temi in oggetto verranno dibattuti in contraddittorio da due relatori che si confronteranno da posizioni opposte (pro- and con- positions).